Per iniziare, quella della Commissione Ue non è una legge già in vigore: si tratta di una proposta di revisione delle regole. Saranno Parlamento e Consiglio europei a discuterne, coi 27 Paesi che dovranno trovare l'accordo, sotto il fuoco incrociato delle varie lobby. E comunque, la risposta alla nostra domanda va cercata nei numeri.
Il regolamento UE 2023/851 prevede, rispetto al 2021, una riduzione del 100% delle emissioni allo scarico per le nuove immatricolazioni entro il 2035. Dal 1° gennaio di quell'anno, le emissioni medie del venduto devono essere di zero grammi di CO2 (anidride carbonica) per km. Tecnicamente, le Case potrebbero continuare a vendere vetture termiche (a benzina o diesel) anche dopo, però il costo sarebbe proibitivo: la sanzione è di 95 euro a grammo di CO2 oltre il limite (0 g/km) da addebitare per ogni macchina targata. Pertanto, la via maestra per arrivare a zero emissioni è il tutto elettrico, sebbene sia ammessa una qualunque altra tecnologia (come l'idrogeno).
Ora, l'idea di Bruxelles è che dal 2035 le aziende siano obbligate a rispettare un obiettivo di riduzione delle emissioni allo scarico del 90% invece che del 100. Le restanti emissioni del 10% dovranno essere compensate in due modi. Primo: l'uso di acciaio “verde” (a basse emissioni di carbonio) prodotto nell'Unione. Secondo: le effettive riduzioni delle emissioni derivanti dagli elettrocarburanti (e-fuel) e dai biocarburanti immessi sul mercato nel corso di un anno specifico. Se i costruttori vanno in “debito” di CO2 vendendo troppe auto termiche, ottengono “crediti” di compensazione seguendo quelle due strade.
I crediti in acciaio verde possono contribuire fino al 7% degli obiettivi di riferimento per il 2021.
Le riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra derivanti dall'uso di elettrocarburanti e dai biocarburanti sono crediti che possono valere fino al 3% del target. In base alla proposta della Commissione, le Case potranno continuare a vendere le termiche anche dopo il 2035, quindi potranno essere targate:
Dunque, le termiche andranno a popolare una quota minima del mercato, peraltro con le incognite poste dagli eventuali carburanti che permetteranno loro di scendere sotto le soglie previste a livello di emissioni. Ma oltre a queste considerazioni, bisogna pensare che l'elettrico è un “treno in corsa” industriale, ormai inarrestabile.
I costruttori hanno già investito somme gigantesche nelle auto elettriche, pianificando la loro progettazione e la loro produzione - fasi notoriamente lunghe, che richiedono anni - in base al “primo” 2035, quello delle “termiche zero”: quegli investimenti non si possono fermare dall'oggi al domani e infatti, nei prossimi mesi e anni, le Case europee continueranno a lanciare prodotti elettrici, più abbordabili e in competizione con quelli cinesi.
Le ibride, e le loro alternative, serviranno semmai ad “allungare” la transizione. Già nel 2023, l'allora Ceo della Renault, Luca de Meo reputava che non fosse plausibile tornare indietro verso il termico: “Immagina che nel 2026 uno arrivi e mi dica ‘Oh, sapete la notizia? Abbiamo scherzato'. Ma io ho messo 20 miliardi di euro su questa cosa, che faccio, li prendo e li cancello dal bilancio così?”. In pratica, è andata proprio come si immaginava de Meo. E lo “scherzo” è persino durato meno del previsto.
Sempre in ottica elettrica, ai costruttori viene garantita anche flessibilità per quanto riguarda il conteggio delle E-Car, ovvero auto elettriche a prezzi accessibili prodotte nell'Unione in grado di generare super crediti: una E-Car venduta non varrà 1, ma 1,3 crediti. Verranno catalogate come M1E, con una lunghezza massima di 4,2 metri. In parole povere, le E-Car sono le utilitarie che tutti conosciamo, ma a batteria. E saranno sempre di più, perché la loro “leva” sarà maggiore di ogni altra.
L'impressione, quindi, è che la proposta di Bruxelles sia uno strumento di entità modesta, pensato per accontentare tutti:
Insomma, la Commissione mette in atto un certo trasformismo tramite la ricerca di un compromesso quasi “cosmetico”, finalizzato al mantenimento dello status quo. Ma per accontentare tutti, come dimostrano le prime reazioni a caldo, si finisce per non accontentare praticamente nessuno.
Qualche perplessità anche sul continuo richiamo al Made in Europe, giacché il settore auto è straordinariamente integrato nelle catene globali del valore: difficile soprattutto prescindere dalla Cina in materia di batterie per le elettriche.
Pur senza ammetterlo, l'esecutivo europeo - proponendo quota 90% - rende pubblico il doppio errore Ue del passato: aver visto male reputando fattibile il 100% nel 2035, e aver sostituito la politica all'industria e al mercato.
Ammesso e non concesso che la proposta diventi legge, comunque la stessa Commissione può ancora cambiare idea: si è partiti dal meno 100% del 2023, passando per il meno 90% del 2025, ed è sempre possibile che in futuro la percentuale scenda ulteriormente. Dipende da diversi fattori fra cui la risposta del mercato e i livelli occupazionali.
Inoltre, da sempre Bruxelles parla solo di emissioni allo scarico. Potrebbe anche essere “esploso” un concetto chiave: le emissioni nel ciclo vita, dalla culla alla tomba, cui Bruxelles accenna, specie parlando di acciaio “verde”. Non escludiamo che ci sia un prossimo ripensamento affinché qualsiasi componente venga soppesato, batteria inclusa. Un passo alla volta. Anzi un grammo alla volta.