Pacchetto auto, voci su uno slittamento al 2040 per l'addio a diesel e benzina


Data inizio: 09-12-2025 - Data Fine: 09-02-2026


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L'industria dell'auto è da giorni in attesa di ottenere da Bruxelles delle risposte alle sue istanze sul futuro delle quattro ruote in Europa. Finora, però, la Commissione Europea non ha fatto altro che alimentare dubbi sulle sue reali intenzioni ed è proprio il caso di dirlo: “L'incertezza regna sovrana”.

16 dicembre o no?

Incerta è, per esempio, la data di presentazione delle misure di rilancio promesse da Bruxelles. Doveva essere il 10 dicembre: manager del settore e politici ne erano convinti, al punto che qualcuno parlava di “data fatidica” per il futuro dell'intero comparto. Ma l'appuntamento è stato rinviato. Anzi, per dirla tutta, non è mai stato fissato nell'agenda della Commissione. Ora, sono in molti a scommettere sul 16 dicembre. A indicare la nuova data è stato il quotidiano Tagesspiegel, senza però escludere un ulteriore rinvio. Poi è stata la stessa Commissione a confermarla, facendo circolare la bozza della prossima agenda del collegio dei commissari. Peccato che tale bozza sia ancora suscettibile di modifiche e variazioni. In altre parole, mancano pochi giorni e non c'è un calendario certo.

Ancora alla ricerca del compromesso?

Del resto, è stato uno dei commissari responsabili della redazione del pacchetto, il titolare dei Trasporti, Apostolos Tsitsikostas, ad alimentare dubbi pochi giorni fa, quando la data del 10 dicembre sembrava scolpita nella roccia. Tsitsikostas ha svelato la decisione di rinviare di “alcune settimane” la presentazione dei provvedimenti. “Ci stiamo ancora lavorando. Vogliamo presentare un pacchetto automobilistico che sia veramente completo e includa tutti gli aspetti necessari", ha spiegato il commissario, sottolineando la possibilità che le misure non siano pronte prima dell'inizio di gennaio. Da Bruxelles hanno aggiunto che la Commissione era in attesa dei "contributi" delle varie cancellerie. Come si suol dire, la domanda nasce spontanea: com'è possibile che questi contributi non siano stati raccolti nei mesi scorsi, magari in occasione dei vari appuntamenti del Dialogo Strategico?

L'impressione è che la ricerca del compromesso politico tra chi vuole il mantenimento dello status quo e chi invece sostiene la necessità di un cambio di passo, a partire dalla Germania e dall'Italia, stia rallentando un processo che tutti chiedevano fosse il più rapido possibile per eliminare elementi di incertezza dagli effetti già negativi. I gruppi Stellantis e Volkswagen, per esempio, hanno rinviato diverse decisioni strategiche (piano industriale per il primo, ciclo di pianificazione quinquennale per il secondo). In tale quadro sorprende la “guerra interna” agli uffici di Bruxelles, con i vari dipartimenti che, a quanto pare, si stanno contendendo le date utili per pubblicare delle proposte entro la fine dell'anno. È una contesa che fa specie considerando l'importanza "sistemica" dell'automotive.

Cosa bolle in pentola e le voci sul 2040

Detto questo, è il caso di riepilogare innanzitutto le richieste del settore e di alcuni costruttori: regolamenti differenziati per auto, furgoni e camion; un quadro flessibile e tecnologicamente aperto per la riduzione della CO2, con deroghe alla scadenza del 2035 per carburanti biologici, ibridi plug-in e range extender; misure di stimolo della domanda, in particolare per le promesse E-Car;iniziative specifiche per il parco circolante; supporto alla realizzazione di reti di ricarica; maggior attenzione al made in Europe; semplificazioni normative.

Diversi commissari, tra cui lo stesso Tsitsikostas e il collega all'Industria, Stéphane Séjourné, hanno garantito l'inclusione di maggiori flessibilità nei regolamenti e quindi risposte soddisfacenti alle istanze del settore. Tuttavia, le ultime indiscrezioni suggeriscono un'altra strada. Alcuni manager hanno riferito al Sunday Times dell'intenzione di Bruxelles di rinviare la scadenza del 2035 al 2040. Ma i primi a non voler un rinvio del genere sono proprio i costruttori. Alla fine sarebbe una “non-decisione”, un modo per rinviare nel tempo i problemi. E, ovviamente, un tentativo per non includere proposte di apertura tecnologica invise a una parte della politica europea. In altre parole, un compromesso che rischia di scontentare tutte le parti in causa.

Flotte nel mirino?

Inoltre, nelle ultime ore hanno alzato la voce gli operatori del noleggio e del leasing, che davanti al sentore di una probabile stangata hanno inviato una lettera alla Commissione. La missiva, firmata da 67 aziende (BMW e Toyota affiancano colossi del calibro di Arval, Ayvens, Hertz e Avis), esorta Bruxelles a non stabilire requisiti obbligatori per l'elettrificazione delle flotte aziendali: i vincoli rischierebbero di essere solo dannosi e controproducenti.

Infatti, nel rimarcare come i principali ostacoli alla diffusione dei veicoli elettrici siano i costi di acquisto e di esercizio e l'insufficiente infrastruttura di ricarica, le aziende avvertono di una duplice reazione all'imposizione di obblighi d'acquisto: di fronte all'aumento delle spese, le aziende non potrebbero far altro che mantenere veicoli vecchi più a lungo in flotta oppure ridurre gli acquisti di modelli nuovi. Al contrario, solo una combinazione di incentivi e investimenti nelle infrastrutture di ricarica rappresenta il modo più rapido per aumentare le vendite di elettriche.




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