La rivoluzione sportiva decolla da Woven City con GR GT, GR GT3 e Lexus LFA Concept


Data inizio: 05-12-2025 - Data Fine: 05-02-2026


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C'è un luogo, alle pendici del Monte Fuji, in cui Toyota ha scelto di non limitarsi a immaginare il futuro, ma di costruirlo fisicamente, trasformando una visione in progetto, e un progetto in insediamento urbano. Si chiama Woven City, sorge a Susono, a metà strada tra Tokyo e Nagoya, e occupa l'area in cui un tempo sorgeva lo stabilimento di Higashi Fuji, riconvertito in laboratorio permanente di sperimentazione tecnologica e sociale. In questo spazio ibrido, sospeso tra utopia e ingegneria, prende forma una concezione radicalmente nuova del rapporto tra mobilità, tecnologia e società: non una teoria astratta, ma una rifondazione concreta delle modalità con cui individui, reti e infrastrutture interagiscono, abitano, si muovono e comunicano. Quello che qui si sperimenta non è un semplice aggiornamento della città contemporanea, ma un capovolgimento di paradigma: non adattare l'automobile all'ambiente urbano, ma progettare l'ambiente urbano a partire da una mobilità riformulata, in cui l'automobile diventa soltanto uno dei possibili strumenti - e non necessariamente il principale - per spostarsi, connettersi, vivere. Così facendo, Akio Toyoda, che ha voluto fortemente questo progetto e lo ha poi sottratto alle logiche aziendali ordinarie per collocarlo su un piano visionario, sposta il baricentro della riflessione industriale: la domanda non è più quale tipo di auto vogliamo costruire, ma quale tipo di mondo desideriamo abitare e quale infrastruttura cognitiva, energetica e relazionale può rendere quel mondo possibile. Per questo la scelta di presentare a Woven City, di fronte a 150 media locali (e appena 20 stranieri, di cui un solo italiano, che sarei io) tre vetture concepite per correre - in pista e no - assume un significato che va ben oltre il perimetro della presentazione prodotto. Se la città modello di Akio incarna il tentativo più ambizioso di immaginare un futuro sistemico in cui l'auto non è più centro né misura del vivere urbano, allora la sportività è chiamata a ridefinire il proprio statuto come forma culturale autonoma, capace di esprimere desideri e tensioni che trascendono la funzione. In questa prospettiva, le tre concept mostrate - la GR GT e la GR GT3, entrambe a marchio Gazoo Racing, e l'elettrica Lexus che, pur priva di nome, si colloca simbolicamente nel solco della LFA rifiutandone però il fondamento termico - non si limitano a esplorare nuove soluzioni formali o tecniche, ma si offrono come ipotesi di sopravvivenza espressiva dell'automobile in un mondo che, pur mettendone in discussione la centralità, continua a interrogarla come dispositivo identitario e linguaggio possibile.

GR GT, la sportiva stradale col telaio in alluminio

La GR GT rappresenta la più compiuta forma di questa logica di trasmissione. Concepita come road-legal race car, incarna una visione dell'auto in cui la distanza tra competenza e consumo torna a farsi misura. Ha un telaio completamente in alluminio, il primo nella storia Toyota, con fusioni strutturali di grande sezione e giunzioni ibride che combinano estrusi e stampati per ottenere un corpo rigido ma non inerte. La sospensione è a doppi bracci sovrapposti, anteriore e posteriore, con bracci forgiati in alluminio e cinematismi sviluppati in parallelo con i pneumatici Michelin Pilot Sport Cup 2 dedicati.

Il motore è un V8 da quattro litri e 650 CV con un generatore elettrico a monte del cambio (quindi il powertrain non è un full hybrid, essendo la sovralimentazione funzionale ad annullare il lag derivante dai due turbo, più o meno in stile Porsche) e lubrificazione a carter secco. Il cambio è un nuovo otto rapporti automatico con frizione a bagno d'olio, integrato nel transaxle posteriore insieme con un differenziale autobloccante meccanico.

La trasmissione prevede un albero di carbonio e un sistema di rinvio conico che accorcia il passo a 2725 millimetri mantenendo il motore davanti e la trazione dietro. Alta appena 1195 millimetri, lunga 4,82 metri e larga 2, la GR GT è una macchina compatta e raccolta, costruita attorno al corpo del guidatore, che diventa il perno fisico e percettivo dell'esperienza.

GR GT3, per professionisti e gentleman driver

La GR GT3, derivata diretta della GR GT e conforme ai regolamenti FIA GT3, traduce questa struttura nella lingua della competizione. Condivide telaio e architettura meccanica (la trazione resta posteriore) ma rinuncia al modulo ibrido, alleggerisce la struttura, riduce l'altezza a 1090 millimetri e la lunghezza a 4785 e concentra tutta la massa tra i due assi. È una macchina nata per essere guidata da professionisti e gentleman driver, ma con la stessa filosofia driver-first che ha guidato la GT.

Lexus LFA, il "polo" elettrico

La Lexus LFA Concept è un'elettrica pura e fa della trazione a batteria il fondamento della sua nuova grammatica formale. Sviluppata in parallelo alle due GR, rappresenta l'inversione di polarità del progetto: dove le GT celebrano la presenza fisica del motore termico, la LFA lavora per sottrazione, esplorando la possibilità che l'elettrico diventi finalmente linguaggio, stile, identità.

La Lexus LFA è costruita sulla stessa base in alluminio, con passo identico di 2725 millimetri, ma con proporzioni leggermente più raccolte: 4690 millimetri di lunghezza, 2040 di larghezza e la stessa altezza di 1195. Il pacco batteria, collocato in posizione centrale-bassa, abbassa ulteriormente il centro di gravità e libera il cofano, disegnando una linea di forza che scorre dal muso al parafango posteriore come un'unica tensione superficiale. Tutto il progetto ruota intorno al concetto di Discover Immersion, l'idea che la guida elettrica possa diventare una forma di immersione fisica e mentale. Insomma, tre strade diverse per dire la stessa cosa: che la sportività, per Toyota, non è un valore da esibire, ma un'esperienza da vivere. In questo quadro, ciò che colpisce non è soltanto l'eterogeneità delle soluzioni, ma la coerenza profonda con cui Akio, alias Master Driver Morizo, le ha immaginate: la capacità di evolversi senza rinunciare alla propria identità, trasformando ogni variazione tecnica in una fedeltà dinamica al proprio codice. Per decenni la Casa è stata l'emblema della razionalità ingegneristica: un costruttore capace di progettare automobili perfettamente adeguate al mondo, ma raramente evocative. La svolta è avvenuta senza rinnegare quel Dna, ma aprendolo a nuove possibilità: spostando il fuoco progettuale sull'esperienza del guidatore, restituendo centralità alla meccanica come linguaggio espressivo, mettendo i collaudatori al vertice del processo decisionale. Il risultato non è una collezione di modelli sportivi, ma un ecosistema coerente che connette ricerca ingegneristica, cultura del prodotto, motorsport e sperimentazione energetica. Un'evoluzione interna, silenziosa ma radicale, che non ha interrotto la missione globale di Toyota, né la sua vocazione industriale: l'ha semplicemente dotata di una nuova dimensione immaginativa. Woven City compresa.


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