Il pool, secondo la documentazione disponibile nei canali informatici dell'Unione europea, è gestito da Nissan Automotive Europe, con sede in una cittadina alle porte di Parigi, e vede la partecipazione, per l'appuno, di BYD Europe BV, la filiale di diritto olandese del colosso cinese. Il raggruppamento, valido per tutto il 2025, è ancora aperto: chiunque sia interessato ad aderire ha tempo fino al 17 novembre prossimo per presentare alla Nissan la richiesta di adesione. Ancora aperto è anche un altro pool recente: è gestito da KG Mobility (l'ex Ssangyong) e vede la presenza di Zhaoqing Xiaopeng Investment of New Energy, una controllata della XPeng.
La Nissan, che negli anni scorsi ha unito le emissioni con gli alleati Renault e Mitsubishi, ha quindi preferito la BYD per sfruttare il meccanismo del pooling. Si tratta di uno degli strumenti esplicitamente previsti dai regolamenti comunitari per agevolare i costruttori: consente alle case automobilistiche di unire le proprie flotte per soddisfare i requisiti e quindi evitare il pagamento delle multe relative a eventuali sforamenti dei limiti di CO2 e già oggi quantificate in diversi miliardi di euro. In sostanza, chi ha valori elevati può sfruttare chi è più "virtuoso", come nel caso della BYD, per abbassare la propria media e avvicinarsi ai requisiti o soddisfarli del tutto. Si tratta, però, di un meccanismo a doppio taglio: l'alleanza prevede sempre il pagamento di oneri per l'acquisto di crediti verdi a favore di chi ha livelli emissivi più bassi.