Torna il Dialogo Strategico, ma si rischia un nuovo flop


Data inizio: 11-09-2025 - Data Fine: 11-11-2025


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Domani 12 settembre si terrà un importante appuntamento a Bruxelles: il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, incontrerà la filiera dell'auto in occasione di una nuova riunione del Dialogo Strategico. Il vertice, che sarà preceduto oggi da un analogo incontro tra il commissario per l'azione per il Clina, Wopke Hoekstra, e i rappresentanti dell'Acea, è sotto osservazione: finora, infatti, il confronto tra le istituzioni comunitarie e la filiera ha partorito ben poco, tra cui un Piano d'Azione accolto con delusione e scetticismo. Ecco perché gli operatori del settore e parte della politica continentale sono tornati a chiedere a Bruxelles un cambio di passo per non mettere in serio pericolo la sopravvivenza di una filiera che, nonostante tutto, impiega oltre 13 milioni di persone e genera consistenti effetti economici per la Ue (384 miliardi di gettito fiscale, 107 miliardi di avanzo commerciale e 7,5% del Pil).

Il pressing. Al Salone dell'Auto di Monaco di Baviera, numerosi dirigenti hanno rilanciato gli appelli e le richieste dell'Acea e della Clepa, che, congiuntamente hanno rimarcato l'esigenza di avere un "piano politico olistico e pragmatico per la trasformazione dell'industria automobilistica". Al contempo, il settore chiede di "ricalibrare l'attuale percorso di riduzione delle emissioni di CO2" e "riconoscere le attuali realtà industriali e geopolitiche oltre l'idealismo: raggiungere i rigidi obiettivi per auto e furgoni per il 2030 e il 2035 non è più fattibile nel mondo di oggi". E proprio la questione dei target delle politiche comunitarie è stata al centro di numerosi interventi al Salone. Molti manager chiedono esplicitamente di rinviare il bando delle endotermiche: è il caso di Jean-Philippe Imparato, responsabile per l'Europa allargata di Stellantis; di Oliver Blume, amministratore delegato del gruppo Volkswagen; e ancor di più di una parte importante dell'establishment tedesco. Pure il cancelliere Friedrich Merz invoca "maggiore flessibilità nella regolamentazione" e definisce "sbagliato" un approccio mono-tecnologico. Ancora più diretti sono alcuni suoi alleati, che vedrebbero con soddisfazione una cancellazione tout court del 2035.

Una filiera divisa. La filiera nel suo complesso, però, è spaccata. Una parte consistente di aziende ha inviato una lettera per esortare l'Ue a rispettare l'obiettivo delle emissioni zero: autori della richiesta sono oltre 150 dirigenti, tra cui i numeri uno di Volvo e Polestar. Tra l'altro, l'ad di quest'ultima, Michael Lohscheller, è stato uno dei pochi protagonisti del Salone ad andare in controtedenza, invitando Bruxelles a "non cambiare idea sul 2035". Un appello che non servirà, visto che la stessa Commissione sembra non avere alcuna intenzione di cambiare  rotta. "Il futuro è elettrico", ha sottolineato von der Leyen durante il discorso sullo Stato dell'Unione, anche se non sono mancate delle aperture sul tema delle E-Car, cavallo di battaglio di Luca de Meo, ex ad della Renault, e di John Elkann, presidente di Stellantis, e sulla revisione dei regolamenti per il 2030 e il 2035. Bisognerà vedere se il pressing dei tedeschi sarà efficace, ma lo "storico" del Dialogo Strategico non invita all'ottimismo.

Un sunto delle richieste. Questa è la cronaca degli ultimi giorni, ma quali sono le richieste del settore? Le riassume l'Anfia, l'associazione italiana della filiera, secondo la quale "è necessario che le parole si tramutino in misure concrete". Per esempio, sulla revisione delle normative sulle emissioni di CO2 per veicoli leggeri, l'organizzazione presieduta da Roberto Vavassori chiede non solo il "ripristino dell'approccio tecnologicamente neutrale", ma anche "flessibilità per valorizzare i carburanti rinnovabili", una modifica "della metodologia di calcolo delle emissioni" per misurarle sull'intero ciclo di vita, nonché deroghe per le auto ibride plug-in e le elettriche con range extender.  Inoltre, l'Anfia chiede di tutelare e sostenere il 'made in Europe" con l'adozione di una misura di 'local content' che non si limiti alle batterie, di ridurre i costi energetici e di semplificare normative, regolamenti e burocrazia. E poi, servirebbe "definire un'iniziativa europea per la rottamazione del parco auto attualmente in circolazione in Europa e la loro sostituzione con auto a zero e basse emissioni prodotte nel continente", mentre sulle flotte aziendali l'Anfia non è favorevole "all'introduzione di misure obbligatorie" come una quota di veicoli elettrici da imporre alle aziende. Infine, si torna ad auspicare la "creazione delle condizioni abilitanti come infrastrutture di ricarica adeguatamente diffuse (sia per auto che per veicoli commerciali), disponibilità di elettricità rinnovabile, sviluppo della rete di rifornimento a idrogeno e diffusione dei carburanti rinnovabili".




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