Passo avanti in vista verso la futura ratifica dell'accordo Ue-Mercosur Ue-Mercosur: domani, 4 settembre, il collegio dei commissari di Bruxelles dovrebbe dire sì al patto col mercato comune sudamericano, ossia Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay e Uruguay. Lo ha annunciato il portavoce dell'esecutivo comunitario Paula Pinho, secondo cui arriverà il sì anche per l'accordo globale Ue-Messico modernizzato. Il patto col Mercosur permetterebbe all'Ue di esportare più auto (oggi gravate di dazi del 35%), macchinari e alcolici in Sud America, e in cambio faciliterebbe l'export sudamericano di carne, zucchero, riso, miele e soia. Elaborato nel corso di 25 anni, sarebbe il più grande accordo formale di libero scambio Ue, coinvolgendo 700 milioni di persone. Tuttavia, non sarà così facile arrivare al sì finale.
Questione Francia. Per chiudere la pratica, servono prima un voto del Parlamento europeo, poi una maggioranza qualificata tra i governi Ue, ovvero 15 dei 27 Paesi membri che rappresentano il 65% della popolazione europea. A fare muro per il no sono specie gli agricoltori francesi, in una nazione dove il governo attraversa una crisi di rara portata: il presidente Emmanuel Macron, col consenso interno in discesa libera, appoggia la lobby contraria all'operazione, definendo il patto “inaccettabile”. Il veto Ue si ottiene quando supera il 35% dei voti: resta da capire come intendano muoversi Polonia, Olanda, Irlanda e Austria, che temono la concorrenza sudamericana. E l'Italia? Adesso, stando a indiscrezioni, pare che il premier Giorgia Meloni sia orientata verso il sì, dopo mesi di trattative e aver incassato l'ok alle sue richieste di “riequilibrio”.
Questione Brasile. Esiste anche un problema di tempo. Sarebbe opportuno strappare il sì definitivo entro il 31 dicembre 2025, cioè sin quando il brasiliano Lula da Silva ricoprirà la presidenza di turno del Mercosur: contrasta la forte opposizione dei sindacati e dei movimenti sociali, preoccupati per l'impatto dell'eliminazione dei dazi locali.
Perché pesa. Sotto diversi punti di vista, l'accordo ha un notevole peso specifico. Arriverebbe in un contesto di forti tensioni geopolitiche fra Bruxelles e gli Usa: per ora, limitatamente alle auto, i dazi americani restano del 27,5%, in attesa di un'eventuale mossa di Washington in reazione alle misure Ue per ridurre le tasse al 15%. Si ridurrebbe anche la dipendenza dalla Cina, in particolare per i minerali critici. Sotto il profilo politico, l'accordo sarebbe di grande importanza politica per il leader Ue von der Leyen, che conta sull'appoggio soprattutto di Germania e Spagna, mentre la maggioranza nella Commissione europea bis non è salda come un tempo.