Gli amministratori delegati delle grandi aziende tedesche Bosch, Mahle, Schaeffler e ZF rilanciano l'allarme per il bando delle vetture termiche previsto per il 2035, inviando alla politica una lettera dai toni più accesi del solito. Destinatari sono il segretario generale della Cdu Carsten Linnemann, i gruppi cristiano-democratici del Bundestag e quelli del Parlamento europeo. Lo riferisce Table.Briefings, piattaforma online che ha visionato la missiva. “La situazione nel settore dei fornitori auto sta precipitando”, si legge nella lettera, “e questo non riflette l'immagine di una trasformazione di successo a livello industriale e sociale”. Il riferimento è ai licenziamenti già avvenuti e quelli possibili futuri, che colpiscono un segmento produttivo particolarmente vulnerabile alla transizione elettrica. “Vogliamo che l'elettromobilità abbia successo, ma questo non accadrà vietando altre tecnologie”.
L'auspicio. In vista della riunione del Dialogo Strategico auto e della clausola di revisione 2026 del bando termico, i giganti dell'indotto tedesco auspicano “un deciso cambio di rotta: purtroppo finora la Commissione Ue non ha mostrato segni di ripensamento”. In particolare, le aziende invitano Linnemann a esercitare pressioni su Bruxelles affinché “l'impegno per l'apertura tecnologica previsto dall'accordo di coalizione venga attuato il più rapidamente possibile”.
Stoccata ai sindacati. I quattro ceo non risparmiano critiche all'IG Metall, il sindacato tedesco dei metalmeccanici: “Difende la politica europea sul clima, non i posti di lavoro della Bosch a Feuerbach, della Mahle a Rottweil, della Schaeffler a Schweinfurt e della ZF a Saarbrücken”.