Il regolamento 2026 della Formula 1 non è ancora entrato in vigore, ma è già oggetto di discussione. Tra dubbi tecnici e investimenti miliardari, il dibattito si sposta verso il futuro più lontano, al 2030. A innescare la miccia è stato Mohammed Ben Sulayem, presidente della FIA, che – tra un'intervista e una dichiarazione pubblica – continua a promuovere un ritorno a motori V8 aspirati, semplificati e standardizzati. L'obiettivo? Ridurre i costi e alleggerire le vetture. Ma per ora i team restano scettici.
Una proposta radicale figlia del buon senso. Almeno, è questo il pensiero dell'attuale presidente della Federazione, che di recente ha dichiarato: “Serve un motore nuovo, più semplice, più leggero, più economico. È buon senso”. Ben Sulayem vede nella standardizzazione la chiave per il futuro della Formula 1. Il piano prevede l'introduzione di componenti comuni per ibrido, carburante e trasmissione, oltre al ritorno a un V8 termico che pesi meno sulle bilance e sui bilanci. Un'idea che, secondo il presidente, porterebbe i costi delle power unit a un quarto degli attuali e che oggi sono stimati tra 1,8 e 2,1 milioni di dollari ciascuna.
I costruttori esitano, troppi soldi in ballo. Il problema più grosso è che i progetti 2026 sono già in fase avanzata e gli investimenti sono stati fatti con la promessa della continuità. L'Audi ha costruito il proprio ingresso in F1 attorno a queste nuove regole, così come la Honda ha deciso di restare grazie all'accordo con Aston Martin. La stessa General Motors – che farà il suo debutto nel 2029 con un proprio motore – ha già un piano d'appoggio con Ferrari fino al 2028 per correre dal prossimo anno col marchio Cadillac. Cambiare rotta ora significherebbe azzerare anni di ricerca, sviluppo e investimenti. In Bahrain, durante una riunione tra i motoristi, la proposta della FIA è stata ascoltata, ma nessuno ha dato segnali di apertura. Inizialmente, Ben Sulayem aveva parlato addirittura di un ritorno ai V10, evocando la “golden era” della F1. Ma lo scenario si è subito rivelato irrealistico: oggi nessun team dispone delle infrastrutture necessarie per supportare quel tipo di architettura. Così la proposta si è spostata sui V8, con cui Ferrari e Mercedes hanno maggiore familiarità. Un passo indietro? Forse. Ma secondo la FIA sarebbe una scelta più accessibile per vecchi e nuovi costruttori.
Il vero nodo: l'identità tecnica della F.1. Il dibattito tocca questo nervo scoperto. Da sempre il circus è considerato laboratorio d'innovazione, la categoria regina del motorsport ha costruito la propria reputazione sull'innovazione tecnica e sulla competizione tra progetti differenti, seppur nell'ambito di regolamenti più o meno stringenti. L'idea di una F1 con cambio, carburante e sistema ibrido standardizzato solleva più di un dubbio. Non tanto per l'efficacia, quanto per il rischio di snaturare la serie. Ma queste dichiarazioni di Ben Sulayem arrivano anche in un momento particolare, dunque vanno prese con le pinze. Il presidente della FIA è in piena campagna elettorale per la sua riconferma, sfidato da Tim Mayer. Che l'uscita sui V8 sia anche un messaggio politico? Probabile. Ma il tema non è destinato a sparire. Se il regolamento 2026 dovesse rivelarsi un flop, come già temono alcuni, l'idea di una revisione anticipata potrebbe tornare d'attualità. Per ora, tutto sembra stagnante. “Se i team non accetteranno, almeno ci avrò provato”, ha detto Sulayem. La FIA, infatti, potrà imporre nuove regole solo a partire dal 2031, al termine del ciclo regolamentare. Fino ad allora servirà una maggioranza tra i motoristi. Missione difficile, ma non impossibile.